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8 MARZO 2010
Commercio, un freno agli ipermercati
(La Repubblica ed. Roma) 7 marzo 2010 - LA CAPITALE E IL COMMERCIO. BORDONI: ecco il piano del Comune. Le limitazioni dalla Salaria all'Appia Negli ultimi due anni sono 6.000 i negozi che hanno chiuso nella Capitale Secondo la Confesercenti a Roma le grandi strutture sono in tutto 84 LA PAROLA d'ordine è equilibrio. Piccola, media e grande distribuzione capaci di convivere. Capaci di valorizzare alcune zone commercialmente "desertificate" - sfruttando gli input che arrivano dai flussi turistici - ed evitarne altre. Così da non sovrapporsi là dove l'offerta ha superato già da tempo la domanda. Sono queste le linee generali per la redazione del futuro "Piano del commercio", elaborate dall'assessorato capitolino di Davide Bordoni che a breve verranno sottoposte all'attenzione del sindaco Alemanno. La bozza del progetto, che da qui ai prossimi anni delineerà il piano di sviluppo di un comparto che a Roma rappresenta il 35 per cento dell'economia, mette un freno al moltiplicarsi dei centri commerciali che negli ultimi anni hanno colonizzato la maggior parte delle vie consolari della città. Con un obiettivo ben preciso: dalla Salaria all'Appia, mai più cittadelle dello shopping entro il Grande raccordo anulare. «Ce ne sono fin troppe», spiega l'assessore al Commercio Davide Bordoni. In effetti, da queste parti è lunga la lista dei luoghi dove poter andare a fare spese: Porta di Roma, Roma est, Romanina (da poco ristrutturata e ampliata), Cinecittà due. Anche i negozi sono una realtà ben radicata con un proliferare di vetrine sull'Appia, sulla Tuscolana, sulla Casilina e Tiburtina. Medie e grandi strutture - compresi i centri commerciali - saranno invece ben accetti in altre zone della città. Dall'analisi realizzata da "Risorse per Roma", società del Comune che si occupa di valorizzare il territorio urbano, è il quadrante Nord - ovest quello dove gli imprenditori potranno investire. Zona dove le strutture commerciali mancano nonostante sia ben collegata con i mezzi di trasporto pubblico. In centro invece, che il documento chiama area centrale e la fa rientrare all'interno della cintura ferroviaria, non potranno nascere attività con superficie superiore ai 2.500 metri quadrati. Ovvero, i centri commerciali. La bozza infatti, oltre a dividere la città in quattro quadranti fissa la grandezza necessaria per potersi definire supermercato piuttosto che ipermercato. Nel primo caso i metri quadrati sono tra i 250 e i 2.500; nel secondo rigorosamente oltre i 2.500. «Il piano che potrebbe essere completato prima dell'estate - spiega Bordoni - ha lo scopo di dare una regolamentazione trasparente al comparto che si è espanso in maniera disordinata negli anni, con l'emanazione continua di deroghe». Sono 29 i centri commerciali a Roma. E altri 24 in provincia. Complessivamente, secondo i dati della Confesercenti, le grandi strutture di vendita ammontano a 84 a cui vanno sommate altre 50 presenti nel territorio provinciale. Troppe per Valter Giammaria, presidente della Confesercenti: «Per questo ci stiamo battendo contro lo sviluppo "selvaggio" del settore». Un settore in affanno, che per via della crisi e della troppa concorrenza, a Roma ha visto chiudere negli ultimi due anni6 mila negozi. E 15 mila persone nel Lazio, tra titolari e dipendenti, perdere il posto di lavoro.
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