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28 NOVEMBRE 2013
Successo Big&Small VI Ediazione


E’ il vicinato, in tutte le sue forme, la risposta che la piccola e grande distribuzione deve dare ai nuovi consumatori, più parsimoniosi e attenti. Questa la formula uscita dalla sesta edizione di Big&Small “Dedicato al futuro”, aperta con la lettura dei saluti inviati dall’assessore alle Attvità produttive di Roma Capitale Marta Leonori, e che nella sessione mattutina “Prossimamente consumi” ha raccolto una platea non solo ricchissima, ma estremamente rappresentativa: dal mondo della produzione a quello della distribuzione, dalla Gdo al dettaglio e all’ambulantato, dalla stampa e alle istituzioni.
«Con la crisi, che non è una crisi congiunturale, ma strutturale – ha spiegato Mauro Loy, ideatore di Bg&Small e marketing manager di Methos – i consumi hanno subito una forte contrazione che, in questa seconda fase, sta interessando anche beni di prima necessità, in primis il settore alimentare. Il nuovo consumatore è quindi più attento, equilibrato e responsabile e per questo sta aumentando la frequenza degli acquisti, ma sta diminuendo parallelamente il valore dello scontrino: tendenze che si esplicitano in una spesa più quotidiana che settimanale e di scorta, una spesa quindi che è possibile in punti vendita di vicinato. Il vicinato – afferma Loy – è quindi la risposta all’atteggiamento di controllo della spesa attuato dal consumatore. Questo fenomeno viene guardato con grande interesse sia dalla grande, sia dalla piccola distribuzione. La grande distribuzione vede infatti nella riduzione dei formati di vendita, oltre che una razionalizzazione dell’offerta gradita al consumatore, una via per riequilibrare i bilanci, diminuendo i costi fissi, dalla locazione agli stock. Per il piccolo, ossia per il dettaglio e per l’ambulantato, il ritorno al vicinato è una grande occasione di ripresa che potrà tuttavia sfruttare solo se riuscirà a rinnovarsi e a offrire più qualità, professionalità e servizi, ossia forme non fisiche di vicinato al consumatore».

Ma la prossimità può essere anche quella di internet, come ha spiegato Albino Russo, Direttore Centro studi Ancc-Coop: «Cosa c’è di più vicino – ha spiegato infatti – del divano di casa?». «A settembre le vendite eCommerce in Italia – ha aggiunto Russo – sono cresciute del 26% su base annua e anche se si tratta ancora di una nicchia di mercato, ritengo ci siano le premesse per entrare in una fase di svolta. Il prossimo potrebbe essere il primo Natale digitale». «Stiamo finalmente capendo – ha aggiunto Giorgio Santambrogio, Ad del gruppo VèGè – che il protagonista dell’acquisto non è né il prodotto, né la marca, né il punto vendita, ma il cliente che dobbiamo considerare un individuo col quale costruire, anche grazie alla tecnologia, una relazione personalizzata. Non possiamo vendere solo prodotti, ma servizi, dobbiamo capire le esigenze di ciascun cliente, soddisfarle con attenzione e premura, dobbiamo premiare e coccolare i clienti migliori».

La prossimità è stata spiegata dal presidente Conad, Claudio Alibrandi, nell’attenzione al territorio, «attenzione – ha spiegato – che noi mettiamo al centro in ognuno dei nostri punti vendita, sparsi su tutta la penisola, ognuno dei quali è in grado di entrare in relazione e di adeguarsi con i territori stessi».

E alle nuove caratteristiche di vicinato devono anche adeguarsi l’ambulantato e i mercati che, come ha spiegato Franco Gioacchini, presidente Fiva Confcommercio «sono nati basando la loro offerta quasi esclusivamente sull’alimentare, ma oggi devono ampliare le tipologie di prodotti per offrire un servizio diverso». «Questa società – ha aggiunto Gioacchini – ha bisogno di ritrovare un rapporto umano, a dimensione d’uomo e il mercato è il luogo ideale, ma la professionalità degli operatori deve aumentare. Si deve innanzitutto smettere di pensare che il prezzo sia il fattore principale dell’offerta. Ci vuole invece più attenzione al prodotto, alla professionalità del venditore, ci vuole meno contrattazione e meno abusivismo».

«Il commercio di vicinato – ha dichiarato Valter Giammaria, Presidente Confesercenti Provincia di Roma – significa vitalità nei centri cittadini, sicurezza delle strade, posti di lavoro. Servono tuttavia sinergie con le istituzioni e strategie contro l’abusivismo e la contraffazione».

Sul tema delle risorse finanziare si interviene nel pomeriggio.

Ci sono e sono anche numerose le risorse finanziarie stanziate dall’Unione europea per l’Italia, il problema è che spesso i destinatari non riescono e intercettarle o finiscono per perderle. A testimoniarlo, dati alla mano, in occasione della sessione pomeridiana di Big&Small “Un credito per la crescita” è stato innanzitutto Valerio Valla, Founding partner di Studio Valla e protagonista del network Big&Small. I numeri snocciolati da Valla parlano chiaro. «Nel bilancio 2000 – 2006 – ha spiegato – all’Italia sono toccati quasi 32 miliardi di euro, mentre per il periodo 2007 – 2013 l’ammontare è stato di 28 miliardi e mezzo. Le amministrazioni, sia centrali che regionali, hanno incontrato tuttavia forti difficoltà sia nel reperire le quote di cofinanziamento necessarie, sia nel rispetto delle tempistiche e solo grazie alle procedure di accelerazione adottate nel 2011, al 31 ottobre scorso lo stato di attuazione dei programmi finanziati è arrivato al 47%. Non dobbiamo quindi rischiare di farci trovare ancora impreparati per la prossima programmazione 2014 – 2020 per la quale l’Italia, con più di 32 miliardi, sarà secondo beneficiario dopo la Polonia. Nel prossimo settennio – ha concluso Valla –, tra Fondi strutturali ed ex Fas sono previsti finanziamenti complessivi per 111 miliardi: opportunità che non possiamo rischiare di farci sfuggire».

«Il prossimo anno – ha aggiunto Francesco Tufarelli, consigliere del Ministro per gli Affari europei – ci saranno le elezioni del Parlamento europeo e il rinnovo della Commissione europea, proprio mentre l’Italia sarà chiamata a presiedere l’Unione: un’occasione importante che dobbiamo essere all’altezza di cogliere».

«Il compito della politica – ha aggiunto la Senatrice Anna Cinzia Bonfrisco – è quello di incoraggiare gli imprenditori italiani a non mollare. Dobbiamo quindi promuovere l’abbassamento della pressione fiscale e l’investimento nell’innovazione che permette di aggredire i mercati esteri. Dobbiamo inoltre batterci tutti insieme come sistema Paese affinché i parametri europei siano funzionali alla crescita dell’Europa tutta e quindi anche dell’Italia».

A rappresentare il punto di vista degli enti locali sono stati il Direttore generale di Sviluppumbria Mauro Agostini che ha sottolineato l’importanza di «concentrare i Fondi strutturali sull’internazionalizzazione delle Pmi, e in particolare quelle manifatturiere» e Stefano Torda, Capo dipartimento Istruzione e Lavoro della Regione Campania che ha auspicato una sburocratizzazione dei sistemi e che più spesso i Fondi strutturali vengano destinati direttamente ai cittadini.

«La quota maggiore degli investimenti della Bei in Italia – ha quindi assicurato Andrea Kirschen, Divisione Infrastrutture Bei Italia – è rivolta proprio alle imprese. Tra il 2008 e il 2012 sono state 62mila le Pmi finanziate, per un importo medio di 200mila euro e un totale di 12,5 miliardi concessi. Le risorse ci saranno anche per il futuro: per il prossimo triennio abbiamo infatti previsto per le imprese circa 8 miliardi di finanziamenti».

«Quello che manca alle imprese italiane – ha aggiunto Gian Carlo Bertoni, esperto di internazionalizzazione – sono professionalità in grado di accompagnarle all’estero, professionalità che mancano in questo Paese perché non sono state formate».

«Il problema – ha efficacemente riassunto Antonio Tajani, Vice presidente della Commissione Europea – è che le Pmi italiane non sanno esattamente cosa offre l’Europa. I fondi in arrivo per internazionalizzazione, ricerca e innovazione ammontano a decine di miliardi e stiamo prevedendo importanti misure anche per l’accesso al credito. È tuttavia evidente – ha aggiunto Tajani – che serve una politica monetaria diversa: la Bce dovrà assomigliare più alla Federal Reserve. Oggi l’euro è troppo caro, serve quindi una banca in grado di governare la moneta. Ritengo inoltre che le imprese riceveranno benefici dalla proposta, recentemente approvata dal Parlamento e che porta la mia firma, sulla tutela del “Made in” e le relative garanzie al consumatore. Stiamo lavorando anche per misure nel settore turistico, in particolare in vista dell’Expo. Spero infine che vada in porto la direttiva pagamenti che obbliga le pubbliche amministrazioni a saldare nei confronti delle imprese entro 30 giorni e credo fortemente nelle missioni, che stiamo realizzando in numerosi paesi di tutti i continenti, per accompagnare all’estero le medie, piccole e anche piccolissime realtà produttive italiane».

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